lunedì 26 dicembre 2011

Combattare la crisi e L'Aquila ad un passo dalla ribalta

Sono giorni che non riesco ad esprimermi sulla "crisi". Ho sempre più difficoltà a guardare i vari Ballarò, servizio pubblico e piazza pilita. Non si tratta solo di un crescente rifiuto all'autoindursi dolore. detto anche masochismo; il fatto è che non ce la faccio più a rivedere e risentire sempre le stesse parole da tutti, il solito e ridondante ritornello, anche adesso che Berlusconi non è più premrier e ha ovviamente ripreso ad occuparsi e con successo dei suoi processi. La farà liscia.
Il punto è che sarà così forse perchè ha pagato ma soprattutto percjè l'Italia ha voltuo questo. Siamo noi italiani il problema. e siccome questo è invece il ritornello di quelli come me, e però poi COMUNQUE non riesco a vedere neanche un cambiametno concreto, allora non riesco più ad ascoltare nessuno, in nessun talkshow. Ho bisogno di CONCRETEZZA.

E' sempre di concretezza che ho bisogno, così nella vita quotidiana quando metto su due biscottini e una forma di pane, nelle azioni di un uomo che si occupa di Poltica, e in una benedetto corso di laure in demoentoantropologia (lacuna proveniente da un Teorie e pratiche dell'antropologia, di cui non si puà proprio dire Nomen Omen se non si considera solo la prima parte della frase)

La crisi c'è, e ci siamo arivati per certi motivi, che sono stati analizzati e ri analizzati, anche se si fa finta di non sapere ancora; perchè a Viale Libia stiano chiudendo pressochè tutti i negozi, perchè la Metro B1 aprirà forse, e a ritmo limitato, a Marzo2012; perchè il CdL in Teorie e pratiche non esiste più; perchè il 90% degli amici di una mia amica, tutta gente con u GRAN cervello, stranamente non vive più a Roma ed è difficile riuscire a vedersi in quegli 8 giorni di fete Natale; perchè la mia libreria di riferimento pur essendo parte di un gruppo in crescita e che fino l'anno scorso sembrava spiazzare tutte le piccole librerie indipendenti avviata a diventare un micro-cattivo-colosso sta per chiudere.

Il dramma del fare finta di non avere coscienza e conoscenza dei perchè sta bloccando il passaggio successivo, quello dell'azione per la risoluzione della crisi.
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perchè la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere “superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito.
E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla
parole di Einstein [tratte da qui]


E così in questi giorni ogni volta che penso a l'Aquila, ad un terremoto che ho vissuto in differita, allo scompiglio sociale, alla ricostruzione fisica ancora tanto indietro, al centro dell'Aquila che non ho mai visto diverso da questo, dai MAP di Rocca di Cambio che hanno allontanato e frammentato ancora di pià una piccola comunità già tanto fragile e perennemente in lotta con se stessa, mi viene da piangere. Mi viene da piangere perchè sento che manca qualcosa manca un tassello.
Sento la tragedia di non voler lottare per superare questa situazione di impasse.

Lo sento nel profondo delle parole di questo articolo, e so che non vorrebbe sentirsi dire una cosa del genere, so che questa persona consciamente è convinta di stare facendo molto per aiutare alla ricostruzione....
Lo sento in queste parole:

a le città sono fatte dagli uomini e dalle loro relazioni, dagli scambi di idee, dalle realizzazioni di un ideale di città….magari di quella città culla della cultura medioevale e rinascimentale del sud Europa.
L’Aquila è una città ribaltata! Come ribaltata è la democrazia in Italia…
Buon Natale L’Aquila, Buon Natale Italia.

Perchè il fatto è che nonostante le 309 perdite e tutti quelli allontanati e tutti quelli scomparsi poco dopo, la città NON HA PERSO proprio quegli uomini, e anche se irrimediabilmente modificate, non so sono perse le RELAZIONI...le relazioni hanno avuto bisogno di riorganizzarsi già dal mattino seguente. Soprattutto i flussi di idee non hanno smesso di circolare. Oserei dire che anzi ci sono persone che prorpio come dice Einstein è da questa tragedia interiore che hanno cominciato a lavorare duro e tirare fuori il meglio di loro stessi per gli interessi del proprio territorio, i prorpi luoghi e la propria storia.
Non devono sentirsi sconfitti però perhcè molti sento che ci sono vicini, e non vorrei mai smettessero, "solo" perchè posti di fornte all'enorme difficoltà dell' essere ascoltati dagli "altri" e dalle amministrazioni...
Sto pensando a coloro che hanno fondato Policentrica, agli attivissimi di Salviamo paganica, a i "neonati" Altropiano, così come i molto noti 3e32, l'Assemblea cittadina e l'Aquila anno uno...
Forse a nessun aquilano piace come la città si stia sviluppando nelle vecchie e nelle new periferie, ma le relazioni non sono scomparse, anzi oserei dire che sono anche molto effervescenti, più di prima nella maggiorparte dei casi. E' necessario riconoscere questo passaggio anche per potersi permettere di lavorare sul piano del miglioramento di quel tessuto sociale che rischia di "soffrire" ancora per cià che NON è più al posto giusto. Per quello spaesaemento dello spazio, per quei luoghi che hanno fin'ora solo visto tanti sprechi.
L'Aquila è ad un passo dall'essere una città alla ribalta, più che ribaltata.
L'Aquila non deve rimpiangere, deve ricostruirsi sapendo essere in grado di leggere le proprie novità di re inserirle nel tessuto sociale di cui ormai volenti o nolenti fanno parte. E recuperare quanto di meglio la "Comuntià" reputa di poter recuperare. Il vecchio e storico meraviglioso centro e tutti i nuovi moderni e sempre migliorabili centri che saranno occasioni di creare nuova vita, nuovi nodi di scambio di idee.
Rinnovate abitudine di persone che dalla tragedia del terremoto, dalla crisi dello spaesamento sapranno tirar fuori un'Aquila migliore.


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