lunedì 9 gennaio 2012

aquilani e non solo, in fermento partecipativo e consapevole



Le immagini di questo video si commentano da sole.
L'unica cosa che vorrei sottolineare è che non si sta parlando di un intervallo statico. eeehhhh no! statico proprio no. forse la rciostruzione fisica si muove talmente piano da sembrare ferma, ma qualcosa di più importante si sta muovendo. Da un lato il rischio della disgregazione sociale causato dall'improvvisa modifica dei rapporti di vicinato, la "deportazione" in quartieri inesistenti in case dall'alienante uguaglianza e a-modificabilità. Dall'altra il bisogno di ripensare l'accaduto, di porsi domande sul post-terremoto, e poi sul prima. Quali le vulnerabilità, quali le problematiche invisibile agli occhi dell'abitudine!? Il dramma del terremoto ha portato alla luce tutto il non espresso, ha costretto a guardarsi dentro e intorno.
E' questo che stanno facendo da subito dopo il terremoto diverse persone, prima nell'intimità della propria solitudine in spazi nuovi e asettici, o nel frastuono della macchina degli aiuti, poi insieme ad altri, sempre più consapevolmente. Sono le assemblee e i movimenti, che si formano e si disgregano, ma ogni volta che si riformano hanno una forza in più quella dell'esperienza del confronto.
La CONSAPEVOLEZZA è la chiave di questa nuova aquilinaità. Laboratorio politico di partecipazione cittadina, questa è la grande opportunità che ha di fronte a se l'Aquila.
Ho già accennato altrove ad alcuni dei gruppi che più hanno inciso negl ultimi 32 mesi nel ricostruirsi di un'anima aquilana. Questo video ricorda a tutti quali sono i LUOGHI della propria identità, forse anche più di quanto li si sentisse effettivamente propri prima del sisma. ed è a partire dalla lotta per la ricosruzione di questi luoghi che sta rinanscendo quel tessuto sociale che si temeva si disperdesse totalmente fra le macerie. Nuove importanti relazioni si sono strette, anche sodalizi intellettuali inediti. L'occasione di ripensare la prorpria città, le proprie periferie hanno costretto a convivere architetti urbanisti filosofi antropologi medici giornalisti comunicatori studenti e casalinghe. COn tutti gli scontri del caso.
E così Casematte "non si lascerà intimidire", dopo aver creato un importantissimo punto d' inconto in un luogo che già da prima era lasciato al degrado e all'abbandono, non scapperà dopo aver messo in atto le intenzioni della ASL stessa che ora ne chiede lo sfratto: farne un luogo per l'integrazione sociale.
E a pochi kilometri di distanza si uniscono finalmente acuni giovani dell'altopiano delle Rocche, mettono le basi per interrompere il ciclo delle conflittualità controproducenti tra comuni con interessi molt più coincidenti di quanto vogliano vedere. Una consulta giovanile che serva da aggregante che dia forza a dei giovani sempre più sfiduciati sule loro possibilità di avere un futuro nei luoghi che amano. Un'occasione per analizzare insieme e criticare e poi proporre all'amministrazione comunale delle idee per migliorare la qualità della vita dei giovani residenti sull'altipiano.

Ma è forse nell' "Appello per l'Aquila" che più si esemplifica il ruolo aggregante del bisogo di ricostruzione di cui parlavo.
un Appello alla partecipazione ad una nuova politica per una nuova città. Forse per la prima volta ho l'impressione che non si voglia più banalmente indietro un'idealizzazione di città perduta, ma si voglia un'Aquila migliore rinnovata più consapevole aperta e positiva di fronte alla realtà della situazione: è una città diversa, ma non per forza peggiore, la si può migliorare. Consapevole della forza dei propri cittadini quali protagonisti della loro stessa storia.

"La città scrive il suo futuro"

A chi pensa che mai come oggi il bene di ogni singola persona è il bene comune costruito da una comunità solidale e consapevole.
A chi come noi crede che il necessario cambiamento possa avvenire ormai solo fuori dalle logiche delle spartizioni partitiche, che la politica debba essere lo strumento di partecipazione alle scelte per il bene comune.
A chi crede che la forza di un programma dipende sia dalla qualità delle proposte che dal percorso di condivisione che le genera, dalla storia di chi lo propone e dalle forze che riesce a mobilitare.
A chi sente che oggi abbiamo la responsabilità di dimostrare di essere all'altezza di chi nei secoli ci ha preceduto e rifondare una città migliore.

Nessun commento:

Posta un commento